Se stai cercando informazioni sulla partita IVA per artisti sei nel posto giusto. Questo articolo ti spiega in modo chiaro quando aprire la partita IVA, come calcolare l’imponibile nel regime forfettario e quando valutare il passaggio al regime ordinario.
Vendite occasionali o attività professionale?
Quando inizi a vendere le tue opere, può succedere di sentirsi un po’ confusi. Magari qualcuno ti dice: “Non serve partita IVA se guadagni meno di 5.000 euro”, altri ti parlano di regimi fiscali complicatissimi. In realtà, è più semplice di quello che sembra.
Prova a immaginare la tua attività come una bilancia con due piatti: da una parte c’è la vendita occasionale, dall’altra l’attività professionale.
Se ti capita di vendere un quadro ogni tanto – per esempio una volta l’anno a un amico, o una stampa in una piccola mostra – parliamo di vendite saltuarie e non organizzate. In questo caso, non hai l’obbligo di aprire la partita IVA. Puoi tranquillamente fare una ricevuta per prestazione occasionale: un semplice documento in cui scrivi i dati di chi acquista, l’importo e la descrizione dell’opera.
Questa ricevuta si considera un “reddito diverso”, e viene dichiarata nel tuo 730. Qui il limite dei 5.000 euro non riguarda l’obbligo di partita IVA, ma un altro aspetto: i contributi INPS. Fino a 5.000 euro annui, infatti, non versi contributi previdenziali. Se superi questa soglia, li paghi solo sulla parte che eccede i 5.000 euro.
In sostanza: vendite rare, sporadiche e senza organizzazione = niente partita IVA. È come se vendessi qualcosa di tuo di tanto in tanto.
Ma quando la tua attività diventa più continua e organizzata, le regole cambiano. Se inizi a proporre le tue opere con costanza – per esempio partecipi a fiere, crei un e-commerce, promuovi le vendite su Instagram – stai costruendo una vera attività imprenditoriale.
In questo caso non importa quanto guadagni, perché il criterio principale non è solo l’importo: è la continuità e la struttura. Significa che, anche se i tuoi incassi sono contenuti, se la vendita diventa regolare e pianificata, l’Agenzia delle Entrate la considera un’attività professionale.
Facciamo un esempio semplice.
Se in un anno vendi 2 tele in una mostra locale, è ragionevole considerarla un’entrata occasionale.
Se però ogni mese vendi 5 stampe su Etsy, diventa un lavoro vero e proprio, e la partita IVA è obbligatoria.
Quindi, quando ti chiedi “devo aprire la partita IVA?”, prova a porti queste domande:
-
Con quale frequenza vendo le mie opere?
-
Ho un e-commerce?
-
Questa attività è saltuaria o sta diventando un lavoro?
Se le tue risposte puntano verso la continuità e un minimo di organizzazione, la risposta è chiara: è arrivato il momento di aprire la partita IVA.
Questo passaggio non ti deve spaventare. Vuol dire che stai crescendo professionalmente.
Se invece sei ancora nella fase dei primi esperimenti – vendite rarissime, senza promozione stabile – allora puoi continuare con le ricevute occasionali e valutare più avanti se fare il passo successivo.
Regime forfettario: semplice e conveniente
Il regime forfettario è la formula più utilizzata da chi apre la partita IVA e ha un fatturato annuo entro gli 85.000 euro. Se stai iniziando a vendere le tue opere in modo continuativo, quasi certamente partirai da qui.
Proviamo a capire insieme perché è considerato così pratico.
Prima di tutto, nel regime forfettario non devi aggiungere l’IVA alle tue fatture. Questo significa che se vendi un quadro a un cliente, il prezzo che stabilisci è quello che riceverai, senza dover calcolare ulteriori imposte. L’unico dettaglio a cui fare attenzione è la marca da bollo: se l’importo della fattura supera i 77 euro, dovrai aggiungere la marca da bollo da 2 euro.
Il punto che più confonde molti artisti è il calcolo dell’imponibile, cioè la base su cui paghi tasse e contributi. In regime forfettario non si sommano tutte le spese che sostieni, ma si applica un coefficiente di redditività.
Per chi svolge attività artistiche di solito questo coefficiente è il 67%. Significa che lo Stato dà per scontato che una parte del tuo incasso serva a coprire i costi di gestione (materiali, viaggi, promozione) e che tu pagherai le tasse solo sul 67% del totale che incassi.
Per essere più chiari, ecco un esempio pratico.
Immagina di incassare 10.000 euro in un anno vendendo le tue opere. Il tuo imponibile non sarà 10.000 euro, ma 6.700 euro, perché:
10.000 € x 67% = 6.700 € imponibile.
Su questa cifra si calcolano due voci principali:
-
L’imposta sostitutiva, che è una tassa agevolata al 5% se la tua è una nuova attività e resti in forfettario per i primi 5 anni. Quindi in questo caso pagheresti 335 euro (5% di 6.700 euro). Dopo 5 anni pagherai 1005 euro (15% di 6.700 euro).
-
I contributi INPS, che nel regime forfettario si calcolano circa al 26% dell’imponibile. Quindi, 1.742 euro.
In totale, per un fatturato di 10.000 euro, pagheresti circa 2.077 euro tra tasse e contributi (nei primi 5 anni). Dopo 5 anni pagheresti circa 2747 euro.
E se non fatturi nulla? Non devi versare nulla. Il sistema è proporzionale, quindi paghi solo in base a quanto hai effettivamente incassato.
Questo è uno dei motivi per cui il regime forfettario è molto apprezzato dagli artisti: è semplice da gestire e ti permette di lavorare senza pensare continuamente a IVA, registri complicati o bilanci dettagliati.
Se la tua attività cresce e inizi a fatturare cifre più alte o a sostenere molte spese importanti, potrai in futuro valutare di passare al regime ordinario. Ma per chi comincia, il forfettario resta la soluzione più agile e accessibile.
Regime ordinario: quando conviene davvero
Se il regime forfettario è il punto di partenza più semplice per molti artisti, il regime ordinario è il livello successivo. Non è adatto a tutti, ma diventa importante da conoscere quando la tua attività cresce e inizia a diventare più strutturata.
La prima domanda da farti è: “Mi serve davvero?”
Il regime ordinario conviene in due situazioni principali:
-
Superi gli 85.000 euro di fatturato annuo. Se i tuoi incassi totali passano questa soglia, per legge non puoi più restare in forfettario.
-
Hai molte spese legate alla tua attività: per esempio affitti di studi, costi di trasporto elevati, collaborazioni retribuite, acquisti importanti di materiali o attrezzature. In questi casi, il regime ordinario ti permette di “scaricare” le spese e ridurre l’importo su cui paghi le tasse.
Ecco come funziona, in pratica:
Nel regime ordinario, il tuo reddito imponibile non viene calcolato con una percentuale fissa, come avviene nel forfettario. Qui si fa una semplice sottrazione:
Ricavi – Spese effettivamente documentate = Reddito imponibile
Vuol dire che tutto quello che spendi per lavorare – bollette del tuo studio, affitto, costi di spedizione, materiali, prestazioni di altri professionisti – può essere detratto. Questo ti consente di abbassare il reddito su cui vengono calcolate le imposte.
Ma c’è un rovescio della medaglia: il regime ordinario è più impegnativo da gestire. Devi:
-
Tenere una contabilità dettagliata (che comprende entrate, IVA e spese detraibili).
-
Versare l’IVA periodicamente (qui trovi un approfondimento sull'iva sulla vendita di opere d'arte).
-
Fare dichiarazioni fiscali più complesse.
Sul reddito imponibile che rimane dopo aver tolto le spese, pagherai:
-
L’IRPEF, che non è un’aliquota fissa ma varia in base agli scaglioni di reddito (dal 23% fino al 43% per chi guadagna di più).
-
I contributi INPS, calcolati sempre in modo proporzionale.
-
Eventuali addizionali regionali e comunali.
Facciamo un esempio semplice per capirci meglio.
Immagina di incassare 100.000 euro in un anno e di avere spese per 40.000 euro.
In questo caso, il tuo reddito imponibile sarà:
100.000 – 40.000 = 60.000 euro
Su questi 60.000 euro si calcolano IRPEF, contributi e altre imposte.
Come vedi, il regime ordinario ti offre un vantaggio importante se le tue spese sono alte, perché più costi riesci a dedurre, meno tasse paghi. Allo stesso tempo, però, richiede più organizzazione e l’aiuto di un commercialista, perché la gestione è più articolata
Quando valutare il passaggio
In sintesi il regime ordinario può diventare interessante se:
-
La tua attività è cresciuta molto e supera stabilmente gli 85.000 euro di incasso.
-
Vuoi avere la possibilità di dedurre tutte le spese reali.
-
Ti serve una contabilità dettagliata, ad esempio per accedere a finanziamenti o bandi.
Per molti artisti all’inizio del percorso professionale, il forfettario resta la strada più semplice. Ma se le tue vendite aumentano o decidi di strutturare la tua attività in modo più ampio, il regime ordinario è uno strumento utile da conoscere e valutare con il tuo commercialista.
Conclusione
Queste informazioni vogliono essere una guida pratica per aiutarti a orientarti tra le possibilità fiscali più comuni per chi lavora nell’arte. Tieni presente che si tratta di consigli generali: ogni situazione può avere particolarità e requisiti specifici.
Per questo motivo, prima di prendere qualsiasi decisione, ti consiglio di rivolgerti ad un commercialista di fiducia, che possa analizzare nel dettaglio la tua attività e indicarti la strada più adatta.
Ti va di supportarmi?
Se hai trovato questo articolo utile e vuoi sostenermi nella creazione dei contenuti gratuiti puoi supportare il mio lavoro offrendomi un cappuccino da qui.
Ciao Stefania ti ringrazio🌹 con il tuo contenuto ho le idee un po’ più chiare è vero l’Iva è un po’ un tabù avere un quadro generale è di aiuto e importante per la pratica della professione d’artista, rivolgersi a un commercialista, come dici credo è essenziale nel progredire. Se posso vorrei suggerire l’importanza anche della ricevuta perché se ne parla sempre ma soprattutto all’inizio molto artisti hanno un vuoto, quale che tipo? cos’è importante ci scriva? È diversa la mia da chi ha parità Iva? Si trovano poche info one-line e gli artisti come sai non hanno un buon approccio
Sarebbe ottimo se lo in dicasi consigli 😉
Ho acquistato il tuo pacchetto da 3 corsi l’ho aperto ma non l’ho potuto iniziare, non posso quindi esprimermi a riguardo, ma sono certa sarà interessante poi ti dirò! Sarò felice se però potrai seguirmi anche tu su IG @campanantonietta saremo più connesse! A presto
Ciao non sono un’esperta e bisogna chiedere ad un commercialista, comunque nella ricevuta devi inserire i tuoi dati, quelli dell’acquirente, il costo dell’opera venduta e tutto va inserito poi nel 730. Ma ripeto, non sono un’esperta di ricevute… Comunque grazie per l’acquisto e buono studio!
Ciao.
Grazie per questo utile articolo.
Io sono già socia di una sas con mio marito e mi è stato sconsigliato il regime forfettario (tasse e complicazioni)
Mi confermi?
Non ho necessità di aprire P.iva al momento ma è un’informazione da conoscere!
Grazie
☺️
Simona
Ciao, non sono una commercialista e non sono in grado di rispondere a queste domande specifiche. Meglio sentire un professionista del settore.
Ciao, secondo la mia esperienza, quando si entra in una società generalmente si perdono i requisiti per usufruire del regime forfettario (a parte qualche eccezione, come le società agricole semplici). Tuttavia dipende dal singolo caso, perciò è necessario rivolgersi a un commercialista. Spero di esserti stata utile 🙂