Mondo dell'arte

Eco-attivismo nei musei: provocazione o necessità?

“Stefania Monopoli intervista Ester Goffi su eco-attivismo e arte nel podcast Artist Coaching”

Quando ho visto per la prima volta le immagini di attivisti incollati alle opere d'arte, la mia reazione è stata di indignazione. Come professionista del settore, il gesto mi sembrava un affronto a qualcosa di sacro.

Ma poi ho deciso di andare oltre la reazione istintiva. Ho scelto di approfondire, di ascoltare, di cercare di capire.

Per questo ho intervistato Ester Goffi, attivista del movimento Ultima Generazione e storica dell’arte.

Forse l’avete vista sulle principali testate giornalistiche per un'azione compiuta nell’estate del 2022: si è incollata, insieme a un altro attivista, al basamento della statua del Laocoonte nei Musei Vaticani.

Lo scopo? Attirare l’attenzione mediatica e pubblica sull’emergenza climatica.

Nel nostro dialogo ho scoperto una persona lucida, coerente e consapevole. Abbiamo parlato di arte, protesta, strategie comunicative, e del confine sottile tra performance e vandalismo.

Ester ha raccontato come la sua formazione in storia dell’arte non solo non sia in contrasto con le azioni che compie, ma sia anzi una motivazione in più:

“L’arte ha senso solo se ci sono persone in grado di fruirla. Senza pubblico, un’opera d’arte non serve a nulla.”

La loro è una scelta strategica, fondata sul cosiddetto shock value: colpire simbolicamente qualcosa di percepito come intoccabile per spezzare la routine e scuotere le coscienze.

Non distruggono, ma simulano la perdita.

E ci tengono a sottolinearlo: le opere coinvolte nelle azioni sono sempre protette da vetro o restaurabili con interventi minimi.

"Stiamo simulando un lutto collettivo, perché quello vero è già iniziato."

Nel corso dell’intervista sono emerse molte riflessioni condivisibili, ma anche alcuni dubbi che, come criminologa dell'arte, continuo ad avere. Il primo è l’effetto boomerang: questi gesti rischiano di essere fraintesi dal pubblico, alimentando rabbia anziché consapevolezza.

Ester stessa ne è consapevole: “All’inizio c’è indignazione. Ma dopo la decima volta, forse, qualcuno si ferma a riflettere.”

Abbiamo parlato anche delle sanzioni sproporzionate, delle reazioni dei media e delle critiche più feroci, comprese quelle personali e sessiste.

Ester ha raccontato come si sia costruita una sorta di corazza, ma soprattutto come il supporto del gruppo faccia la differenza: "Dopo un’azione, ci sentiamo, ci chiediamo come stiamo. Questo ti dà forza."

Credo profondamente che tutti abbiamo diritto a un’opinione, ma anche il dovere che questa opinione sia informata. Ecco perché ho voluto registrare questo episodio del mio podcast: non per schierarmi, ma per offrire strumenti di comprensione.

Non si può giudicare un fenomeno basandosi solo sul sentito dire, su ciò che passa in TV o si legge nei commenti social.

Se vuoi approfondire e farti un’idea più lucida, ti invito ad ascoltare l’intervista completa. Puoi trovarla su "Il podcast di Artist Coaching".

🎧 Ascolta ora l'intervista completa su Spotify

Se invece preferisci vedere il video lo trovi appena sotto.

Fammi sapere cosa ne pensi. Il confronto è sempre il punto di partenza per ogni cambiamento reale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.